Il profumo è una forma d’arte, paragonabile alla musica, alla scultura o alla letteratura, o solo un altro prodotto di bellezza da propinare ai consumatori?
Credo che questa domanda sia alla base dello sviluppo, negli ultimi venticinque-trenta anni, di quella che oggi viene definita “industria dei profumi di nicchia”. Lungi dall’essere un elemento marginale, questo settore copre oggi una parte consistente del mercato. Come già accennato in precedenti post (si veda il mio articolo di marzo sull’altra grande fiera del profumo in Italia, Esxcence) la definizione stessa di “nicchia” è a dir poco confusa. Comprende sia piccoli marchi artigianali in cui il profumiere/proprietario gestisce la gestione quotidiana dell’azienda e al tempo stesso crea tutte le fragranze del marchio (es. Bruno Fazzolari con il suo marchio Fzotic o Andy Tauer con Tauer Perfumes), ma comprende anche marchi come Byredo o l’Artisant Parfumeur (entrambi di proprietà di Puig) che vengono commercializzati come “di nicchia” ma che in realtà sono di proprietà di multinazionali, con tutto ciò che questo comporta in termini di strategia, mezzi finanziari, obiettivi, ecc.
Quindi, in questo territorio torbido, cosa si intende per “fragranza artistica o marca di profumi artistici”, un termine che viene spesso citato ma raramente spiegato. La fiera fiorentina Pitti Fragranze cerca di rispondere a questa domanda da oltre due decenni, offrendo un forum di tutto rispetto in cui emergono nuovi ed entusiasmanti marchi e si discutono le tendenze e gli umori del mondo della profumeria artigianale.
A differenza delle fiere più grandi del settore, il premio è costituito da una lista molto curata di marchi a cui viene dato lo spazio e l’opportunità di confrontarsi con distributori e rivenditori, oltre a una serie di conferenze di settore su nuovi materiali e tendenze. La grande installazione di quest’anno era incentrata sul legame esistente tra suono e fragranza, un concetto molto “in” a giudicare anche dal numero di marchi che citano la musica come fonte di ispirazione. L’installazione offriva ai partecipanti la possibilità di sperimentare una fragranza che rappresentava il “silenzio” e una che traduceva il “rumore” in forma olfattiva. Non avendo provato nessuno dei due, non posso fare commenti. Non sono sicura di credere a questa idea, ma ancora una volta è tutto molto soggettivo.
All’evento di quest’anno hanno partecipato 215 marchi diversi provenienti da tutto il mondo, di cui 96 nuovi o nuovi partecipanti e circa il 10% di aziende emergenti – un aspetto importante per i buyer presenti in fiera, sempre più interessati a scovare e trovare nuove fragranze originali per i loro clienti. Numerosi sono stati i “temi” trattati durante l’evento, tra cui “Madre Natura”, “Estate eterna”, “Legami ancestrali”, ecc.
Penso che valga la pena citare alcune di queste new entry, come Nissaba, un nuovo marchio che pone l’accento sulla terra della Mesopotamia come fonte di ispirazione, oltre che su ingredienti “puliti”/naturali pesanti e su un’etica di “economia circolare” (confezioni riciclabili e ricaricabili, incentrate su una bassa impronta di carbonio, ecc. ). Non ho avuto modo di annusare i loro profumi, ma da quello che ho letto sono incuriosita e plaudo all’approccio responsabile. A 160 euro al flacone (100 ml), il prezzo non è nemmeno scandaloso. Non so perché la Mesopotamia (i fondatori non sembrano avere alcun legame con l’Iraq o il Medio Oriente) e per confondere le cose, i loro profumi individuali prendono ispirazione dall’Indonesia, dall’Africa e da altre parti del mondo. Insomma, va bene, ma è un po’ confuso e nessuno dei fondatori sembra essere altro che francese, il che, di nuovo, va benissimo. Non voglio fare il politicamente corretto e dire che si tratta di appropriazione culturale, ma non mi sembra molto autentico.
Ghawali è un’altra offerta interessante, questa volta proveniente dagli Emirati Arabi Uniti, che sta adottando l’approccio di un prodotto di fascia alta, raffinato, curato e molto curato, senza rivolgersi in particolare a una clientela mediorientale, ma piuttosto a una clientela globale di fascia alta. Credo che se riusciranno a mantenere una certa autenticità per quanto riguarda la loro fonte di ispirazione, avranno i mezzi per fare qualcosa di interessante.
Così, dopo alcune delle mie prime reazioni di pancia, invece di avere l’approccio “classico” alla recensione di una fiera, guardando a ciò che è in/che è out, alle tendenze in arrivo o alle scoperte di nuovi marchi, ho pensato di chiedere a un’artista con una particolare affinità con i profumi e gli odori di fornire il suo punto di vista sull’evento. Laura Amato è un’artista visiva con un passato da traduttrice e una vita passata a viaggiare per il mondo, che qualche anno fa ha deciso di cambiare il corso della sua vita. Ho avuto un’immediata affinità con lei quando l’ho incontrata qualche mese fa, avendo io stessa vissuto una sorta di “rivoluzione copernicana” quando ho deciso di cambiare vita e studiare profumeria. Oggi si dedica alla creazione di arte visiva e tessile, ha collaborato con diverse gallerie e presenterà le sue opere alla prossima Rome Art Week (RAW: 21-26 ottobre).
Le ho rivolto alcune domande su di lei e su Pitti:
1- Cosa l’ha portata a diventare un’artista e quali sono le sue fonti di ispirazione e gli strumenti/tecniche che utilizza per creare?
Nella mia famiglia c’è sempre stata un’inclinazione artistica: tele, colori, pennelli, spatole e diluenti formano un caleidoscopio di immagini e sensazioni olfattive che hanno avvolto la mia infanzia. Solo negli ultimi dieci anni, però, mi sono dedicata alla pittura, la mia evoluzione come pittrice è in continuo sviluppo, la mia visione artistica è basata sulla libertà creativa e supportata da una continua ricerca personale. Ciò che mi spinge a dipingere è il bisogno primario, a volte impellente, di comunicare e condividere in una traccia visiva, storie e stati d’animo. Ed è proprio questa storia che le figure femminili dei miei quadri esprimono attraverso il linguaggio del corpo e l’immediatezza della loro immagine imperfetta. Rappresentano le varie “versioni” di me stessa, adempiendo alla mia missione di custodire e rappresentare le emozioni attraverso il collage, i colori acrilici e le fotografie, che sono gli strumenti linguistici con cui mi piace tradurre le mie visioni sulla tela.
2- Lei è anche appassionato di profumi e ha ideato, attraverso l’associazione da lei creata “Liberostile (https://liberostile.org/en) un nuovo premio incentrato sul legame tra letteratura e olfatto, il Premio Aromata. Cosa l’ha spinta a creare questo premio?
Partecipo alla Rome Art Week dalla seconda edizione, quando ho organizzato per l’occasione, con una galleria del rione Monti di Roma, una mostra collettiva dedicata alle connessioni tra letteratura e pittura. Esplorare il legame tra letteratura e forme d’arte mi ha sempre interessato, mi affascina l’espressione, attraverso le varie arti, delle emozioni suscitate dalla lettura di un romanzo o dalla figura carismatica di un personaggio. È questa l’idea alla base del Premio Aromata, il primo nel suo genere a Roma, dedicato alla profumeria artistica italiana e internazionale e strutturato come una “call for art/call to art” d’artista. L’intento è quello di valorizzare l’aspetto creativo dei maestri profumieri, che per me sono artisti a tutto tondo, al pari di un grande pittore o di un compositore.
3- Passiamo a Pitti, il luogo “per eccellenza” della profumeria artistica, almeno in Europa. È stata la sua prima volta alla fiera, cosa ne pensa e come definirebbe la profumeria artistica?
Quest’anno è stata la mia prima volta a Pitti, un’esperienza molto gratificante, l’atmosfera era quella di una riunione di una grande famiglia: ritrovare tante persone che già conoscevo e unite dalla passione per la profumeria artistica è stato emozionante. È stata un’occasione di gioia per me e l’opportunità di meravigliosi scambi di vedute sul processo creativo.
4- Vede qualche tendenza particolare per i marchi emergenti e per la profumeria artistica in generale?
Indubbiamente, l’oud e i legni pungenti continuano ad avere un forte seguito tra i consumatori che chiedono longevità ai loro profumi, che si riflette poi nell’offerta di profumi, ma ho notato anche molti profumi floreali bianchi narcotici e profumi ricchi di ambra, quindi è una situazione mista.
5- Non so se ha avuto modo di parlare del Premio Aromata con qualche marchio presente, qual è stata la loro reazione?
Volevo parlare del Premio Aromata soprattutto con i marchi che già l’anno scorso avevano mostrato un forte interesse ma che non erano riusciti a iscriversi in tempo al concorso. Sono felice di poter dire che, dopo aver fatto capire loro il successo di questa prima edizione del premio, hanno confermato il loro entusiasmo per il progetto, per cui quest’anno dovrebbero esserci molti più partecipanti!
6 – Pensa che esista un vero legame tra arte e profumeria artistica? Per esempio, ci sono parecchi marchi che si ispirano alla musica, come Musicology, Orchestre Parfum, Note Fluide, eccetera, sicuramente una tendenza dell’anno scorso e anche di quest’anno, visto che uno dei temi di Pitti era “il suono del profumo”. Quali sono secondo lei le forme d’arte ancora “inesplorate” che potrebbero essere una potenziale fonte di ispirazione per la profumeria artistica?
La musica, i ricordi, i viaggi rimangono le fonti di ispirazione più ricorrenti, mentre mi sembra che la pittura e la letteratura siano ancora tra le fonti meno esplorate.
Detto questo, non vedo l’ora sia di scoprire le creazioni di Laura durante la Settimana dell’Arte di Roma, sia di seguire da vicino l’edizione 2025 del Premio Aromata per nuovi ed entusiasmanti esperimenti di “impollinazione incrociata” di letteratura e profumo…
Vi terrò aggiornati, come sempre! Fino ad allora, buone scoperte di profumi!